martedì 25 settembre 2012

MIGLIAIA DI SCHIZZI D'ANITRA [2]

Seguendo le istruzioni video, ho bagnato il grande pennello ed ho messo un pò d'acqua sullo Suzuri...poi ho iniziato a strofinarci l'inchiostro in barretta...
nell'inchiostro liquido formatosi, dal forte odore di cenere, ho intinto il pennello...

La prima volta che ho appoggiato il pennello alla carta di riso è stata una piccola emozione...
Ed una delusione, anche....
E' peggio che dipingere sulla carta assorbente... ogni pennellata tende ad espandersi e a bagnare troppo la carta... è un dramma riuscire a capire quanto deve essere bagnato il pennello, quanto deve essere scuro l'inchiostro...I primi esperimenti erano delle informi macchie di carta bagnata...e questi "primi" esperimenti si trasformano in trenta/quaranta fogli appallottolati e gettati...
Fino a quando, grazie ad un pò di caparbietà, ho iniziato a capire come tenere il pennello, come sciogliere l'inchiostro correttamente, quanto inchiostro tenere sul pennello perchè il foglio non si bagni troppo, e nel contempo che ci rimanga abbastanza "vuoto" fra le pennellate...
Sto imparando come tenere il pennello per avere una punta delle dimensioni di uno spillo, e come intingere il pennello per avere due tonalità differenti nella stessa pennellata...

Un mondo intero da scoprire...
Lo scopo, ora, non è più "fare dei sumi-e per creare degli haiga".. è dipingere Sumi-e per il puro piacere di farlo...

Ormai ho dipinto centinaia di Bamboo, seguendo lo stesso schema... Uno/due tronchi di bamboo, le foglie, i rametti che le sostengono...
Uno  dopo l'altro, foglio bianco dopo foglio bianco.... la tecnica migliora impercvttibilmente , il controllo del pennello diventa più fermo... un Sumijin (si scrive così?) sicuramente troverebbe infiniti errori in ciò che faccio, ma ora inizio a vedere anch'io qualche lieve miglioramento... e questo è estremamente gratificante.

Avendo "preso mano" nella pittura dei bamboo, ho cercato altre semplici forme da copiare... la Carpa KOI (simbolo della forza e della caparbietà), il Ramo di ciliegio (simbolo della primavera e dei Samurai), le Orchidee...

Ma ogni nuova sessione di pittura inizia sempre allo stesso modo.... dipingendo Bamboo....
I Bamboo sono il mio modo di entrare nella mentalità per dipingere Sumi-E, per riprendere controllo del pennello e della carta...
Quindi, in un paio di mesi ho dipinto centinaia di Bamboo,ognuno uguale nella struttura, ognuno diverso dall'altro...perchè nella loro semplicità i bamboo sono anche estremamente profondi.. insegnano al pittore molto più di quanto sia normalmente visibile...


Può sembrare noioso, a chi osserva con sguardo disattento, la ripetizione pedissequa di uno stesso tema, dipinto dopo dipinto, rametto dopo rametto....

Eppure, da ogni foglio di carta che mi passa sotto gli occhi, imparo qualcosa di nuovo.. un piccolo frammento di controllo, o un minimo di capacità di riconoscere il Vuoto come parte del disegno...Piccole cose.


Quindi, in un momento di Satori, ho compreso che il Sumi-E va affrontato come il Jujutsu e lo Iaido.. allo stesso identico modo....
Con Mushutoku, cioè senza scopo, senza farlo "per qualcosa", ma solo per il piacere puro di farlo.

Con dedizione e pazienza... perchè nell'infinita ripetizione dei Kata (I bamboo, il ramo di ciliegio) si nasconde la chiave della comprensione del "sistema"... ed esiste inoltre infinità libertà creativa..
Cercando il "Movimento perfetto", perchè solo con il gesto perfetto l'Arte raggiunge la sua essenza e, alla fine, esprime l'animo dell'artista.


Una volta preso mano, una volta interiorizzato il gesto, la pennellata, tutto diventa naturale...
La mente non ha più il controllo della mano, posso dipingere pensando ad altro... concentrando me stesso nell'atto della pittura, ma dipingendo solo con l'istinto...
I dipinti probabilmente non sono migliori, un pittore professionista può ANCORA trovare infiniti errori... ma se prima lo scopo era "dipingere per creare haiga" ed è divenuto "dipingere per divertimento".. alla fine diventa "dipingere per dipingere".....


Naturalmente quando si raggiunge un Satori (un istante di illuminazione), la vita lo riconosce e ti invia dei segnali...
A me ne sono arrivati due... 

Uno scritto del M° Regoli su Facebook, in cui racconta una storia estremamente interessante:
  
IL DISEGNATORE

Un giorno un facoltoso signore andò da un pittore specializzato in sumi-e; questa tecnica di pittura, che usa la china sul foglio inumidito, non permette ne’ esitazioni ne’ ripensamenti, ma un maestro può dare mille sfumature di grigio alla sua pennellata, e produrre opere di una raffinatezza estrema.
Il signore voleva un dipinto raffigurante un’anatra; il pittore acconsentì di buon grado ed avendo stabilito il prezzo, gli diede appuntamento di lì a un mese.
Allo scadere del tempo il signore si presentò alla bottega, ma il pittore parve non ricordarsi di lui: “un’anatra? Ordinata a me? Oh, certo, è nella lista delle commissioni; Lei mi dovrà scusare, ma prima io, poi mia moglie ed i piccoli siamo stati malati, ed io sono rimasto molto indietro col lavoro. La prego di tornare tra quindici giorni, e nel frattempo vedrò di soddisfarla”.
Dopo poco più di due settimane il signore si recò di nuovo allo studio dell'artista: “ Eccellenza! Certo mi ricordo di Lei! Come no! L'anatra! Ci siamo quasi, mi deve scusare, sa, ma ho dovuto recarmi nel nord per importanti affari di famiglia; noi siamo del nord, come si può dedurre dal mio accento, non l’ho ancora perso,vero? Abbia pazienza, torni fra una diecina di giorni e glie la faccio trovare”.

La volta successiva fu una nuova scusa e la richiesta di tre giorni, poi il signore venne pregato di tornare l’indomani.”Ancora lei con la sua dolce insistenza! Ma sa che ormai non riesco più a pensare ad altro? La sua anatra mi ossessiona!” cosi' parlando il pittore aveva disposto un foglio sul tavolo,fermandolo coi giusti pesi, e L'aveva inumidito con una spugna, poi, sempre chiacchierando, aveva stemperato la china allo spessore desiderato ed impugnato il grande pennello;quindi, senza neppure provare il pennello, con pochi tratti sicuri aveva delineato un’anatra. Altri tratti, più contenuti e leggeri, e due ultime pennellate complesse, simili al vibrato di un violino avevano infuso solidità e vita ad una splendida anatra, che sembrava essersi appena posata sull'acqua rallentando i movimenti per una pigra nuotata.La fine del disegno era coincisa mirabilmente con la fine delle parole, ed il disegnatore, liberatolo dai pesi, consegnò il foglio ancor fresco al cliente con un gesto elegantemente modesto.

Il cliente era sorpreso ma anche sbalordito, e sul suo viso era anche troppo trasparente il pensiero di quanto avesse dovuto aspettare per un disegno veramente mirabile ma che si poteva fare in cosÏ poco tempo, talché, balbettando, si decise a chiedere al pittore una spiegazione.
“Non dovrei proprio parlarne, ma lei mi è simpatico, e poi penso di doverle qualcosa, avendola fatta aspettare cosÏ a lungo”. Condusse quindi il cliente nel retrobottega: dal pavimento al soffitto, questo era tappezzato di migliaia di schizzi di un’anitra.
                                                                   [Claudio Regoli, pubblicata nel gruppo TSKSR di FB]

Ecco.... un primo messaggio..
ed il M° Regoli ha pubblicato questa storia come metafora dello studio delle arti Marziali, della necessità che un allievo sviluppi la pazienza, e della ripetizione del gesto necessaria a renderlo naturale e perfetto.
Quindi, il mio sentire l'affinità fra la pratica del Jujutsu e dello iaido con la pratica del Sumi-E non è così strana come pensavo.
Il secondo messaggio è stato un dono... durante i corsi di Jujutsu tenuti quest'estate abbiamo avuto ospite un praticante di Aikido... abbiamo chiaccherato un pò e ci siamo scambiati dei libri da leggere....

Il libro che mi ha prestato, e che alla fine mi ha gentilmente donato, è KATA " Forma tecnica e divenire nella Cultura Giapponese" di Kenji Tokitsu  
Una disanima del significato del Kata nella cultura giapponese..
Da questo libro traspare chiaramente quanto la "forma" sia non solo un sistema di trasmissione della conoscenza, ma anche e sopratutto una Forma Mentis tipicamente giapponese che ne permea tutta la cultura.. Non solo Arti Marziali, non solo Arti in generale.. ma proprio la mentalità stessa.

In fondo, come affermato nel libro e come ho potuto poi chiarire con il Mio amico Diego Donadoni, il significato del Kanji Kata è chiaro:


              Questo è uno dei kanji con cui si può scrivere kata, con l’accezione di “forma, stile”, che     
             nasce proprio dal concetto di “struttura” (parte sinistra del kanji) unito alle “setole del 
             pennello”, stilizzate nei tre tratti nella parte destra.
Etimologicamente, quindi, nasce dal concetto dell’ordine dei tratti, fondamentali per scrivere correttamente un kanji.                         [cit. Diego Donadoni]
Tutto torna, quindi...
Ecco la ragione per cui amo il Sumi-E, e per cui amo tanto intensamente i Kata del Jujutsu tradizionale e lo Iaido..
Perchè, in fondo, è tutto parte di un picolo percorso personale... la ricerca di qualcosa che potrò trovare, forse, in fondo alla Via.


sabato 22 settembre 2012

MIGLIAIA DI SCHIZZI D'ANITRA [1]

E' da qualche anno che mi interesso di Poesia Haiku... da quando un Amico, una sera, ha trascinato me ed alcuni amici in una piccola gara di poesia spiegandoci le regole degli Haiku... La serata è stata molto divertente, e mi è rimasta impressa nel cuore la semplicità di questa forma poetica che, pur essendo estremamente rigida nella struttura, proprio per questo consente di esprimere un'infinità di emozioni e di sensazioni...
Grazie sopratutto al non detto, all'inespresso, è possibile caricare di Pathos e di significato poche parole.
Per chi non la conoscesse (mal gliene incolga!) , la poesia Haiku è costituita da soli tre versi che devono essere obbligatoriamente di 5-7-5 sillabe. Nel primo o terzo verso dovrebbe essere presente il Kigo, cioè un riferimento alla stagione o al periodo dell'anno.

Matsuo Basho (1644-1694), uno dei più famosi Haijin del Giappone, scrive:


Shizuka sa ya
iwa ni shimi iru
semi no koe

Il silenzio
penetra nella roccia
un canto di cicale

Naturalmente la metrica, nella traduzione, va completamente a farsi benedire.. rimane però nell'aria una sensazione di calore... e l'immagine che ne deriva è percepibile anche nella traduzione.

Nel corso degli anni ho raffinato il palato, ed ho iniziato ad apprezzare sempre di più questa forma poetica, fino ad arrivare a scoprire gli Haiga.

Gli Haiga sono "semplicemente " l'unione di un immagine ad un Haiku che la completi o  la descriva..
Naturalmente un tempo gli haiga erano costituiti da dipinti, in cui la poesia completava il disegno...
Ma al giorno d'oggi è possibile comporre un Haiga su una fotografia, per veicolare così l'emozione o il sentimento espressi nel momento della visione dell'immagine.


Ho iniziato così ad interessarmi a questo nuovo modo di esprimermi, ed ho iniziato a scrivere degli Haiku per "completare" (che volgare moto di orgoglio!!) le fotografie scattate da una mia amica.
Probabilmente lei (you know who you are!! :-D)  mi ha trovato un pò invadente, e mi ha fatto gentilmente notare che i veri Haiga sono quelli costituiti da un dipinto e da un Haiku.

Nello stesso periodo, poichè la vita ti aiuta sempre, ho conosciuto tramite Facebook un VERO pittore di Sumi-E (pittura con inchiostruo Sumi)  polacco estremamente bravo...I suoi dipinti sono estremamente carichi e realistici...E' stato quindi un colpo di fulmine...
 l'idea ha germogliato ed è cresciuta in una decisione:
 capire come si potesse dipingere "Alla giapponese" per poter comporre, infine, degli Haiga...

Ho chiamato un mio amico, presidente di un'associazione che promulga la cultura e l'arte Giapponese in tutte le sue forme, il quale mi ha riferito che, purtroppo, non ci sono insegnanti di Sumi-E conosciuti in Veneto...

l'unico altro modo di perseguire il mio scopo è pertanto diventare Autodidatta...

A questo punto, molti di Voi storceranno il naso....
Ma per me è l'unico modo di poter perseguire una piccola, insignificante passione...

Come tutti gli autodidatti mi sono rivolto all'Insegnante Tecnomagico...Youtube...
Su Youtube esistono tutorial video per fare qualunque cosa... Dalle bombe termonucleari alle Applepie...Ho quindi trovato questo:
Ecco... esattamente ciò di cui avevo bisogno...
Dopo aver visionato alla nausea questo ed altri  Video e dopo aver scartato i miei vecchi acquerelli che avevo conservato dai tempi dei Corsi di pittura (quindi anni orsono...).. ho contattato un amico, il mio spacciatore di fiducia di Articoli giapponesi...


http://www.hamakurashop.com/index.php


Daniele è una splendida persona, ed un venditore molto corretto e disponibile...
Mi ha subito indirizzato sugli articoli giusti e, dopo avermi caldamente sconsigliato di praticare lo Shodo (cioè la calligrafia) senza l'ausilio di un insegnante, mi ha invece rasserenato sul fatto che il Sumi-e è un arte che si può apprendere per tentativi.

Ho ordinato quindi un set completo di carta di riso, Inchiostro "Sumi" in barretta, Pennelli e la caratteristica "pietra" (in realtà di plastica) necessari ad iniziare.

Dopo una quindicina di giorni, quindi, ho avuto di fronte a me il video di cui sopra, un foglio di carta di riso, ed i pennelli...


Cos'è quindi il Sumi-E?
E' una forma di pittura giapponese, in cui si dipinge con  pennelli naturali  utilizzando un inchiostro solido (il sumi, per l'appuntoI) costituito da una mistura di colla e fuligine...
Il Sumi viene sciolto strofinandolo su una pietra chiamata Suzuri mescolato ad un pò d'acqua.
Il supporto è la carta di riso, una carta estremamente sottile e che non permette nessun tipo di ritocco...Questo è il segreto e la bellezza del Sumi-E... ogni tratto deve essere definitivo, perfetto...altrimenti il disegno va gettato... non sono permessi errori.


Il sumi-e ha alcuni temi tipici quali il Bamboo, che rappresenta l'inverno, o  le Orchidee che rappresentano la primavera.. Il modo di dipingere questi temi è sempre lo stesso e rappresenta, quasi, un kata (more on this later) 

Ho quindi deciso di iniziare con il Bamboo, che mi sembrava potesse essere il più accessibile.
[continua]










lunedì 17 settembre 2012

FOCUS ON WHAT WORKS

Grazie ad un iniziativa aziendale, ho avuto il privilegio di poter assistere ad un seminario di Psicologia Positiva, tenuto dal Dottor Tal Ben Sahahr, docente di questa nuova branca della Psicologia che, nelle intenzioni, insegna ad essere più felici.
Il corso di Psicologia positiva dell'Università di Harward è diventato uno dei corsi più seguiti.. ed il Dottor Ben Shahar ora è diventato uno dei più quotati consulenti per le aziende che  vogliono creare dei Team di successo.




Il seminario era un'introduzione, quindi ha cercato di riassumere quali siano le potenzialità del pensiero positivo nella vita e nel lavoro... Applicando alcuni concetti ed alcuni stratagemmi studiati, dovrebbe essere possibile essere più consapevoli e, alla fine, più felici.
Da buon Marzialcolico mi è venuto subito spontaneo applicare questi concetti alla pratica sul tatami.. e in questo post mi piacerebbe provare ad esplicitare quanto ho metabolizzato, cercando di seguire lo stesso filo conduttore che il Dottor Ben Shahar ha seguito durante il seminario.

FOCUS ON WHAT WORKS
Uno dei principi cardine della psicologia Positiva è di cercare di concentrarsi sulle cose che funzionano invece che su quelle che non funzionano..Su quelle Positive invece che su quelle Negative,  il che non significa avere gli "occhiali rosa".. semplicemente significa che se guardiamo ciò che FUNZIONA, il nostro atteggiamento verso le cose cambierà e migliorerà, portando benefici a ciò che facciamo.

Uno dei segreti per cambiare atteggiamento è Fare le domande giuste...
So che sembra stupido... ma effettivamente questo modus operandi lo possiamo trasporre alla nostra pratica sul tatami.

Una delle domande più frequenti che sento sul tatami è "Perchè non mi riesce questa tecnica?"
Con questa domanda, cercheremo sempre il difetto, la cosa che non funziona.. ci accaniremo su una parte del problema che è, per sua natura, errata.. e quindi non ci potrà dare nuove informazioni.

Se applichiamo quanto sopra a questo aspetto della pratica, potremo cambiare la domanda in "Perchè le altre tecniche funzionano?"...Concentrandoci sul PERCHE' FUNZIONANO, magari, potremo scoprire che la nostra postura è differente, il movimento, l'atteggiamento...
cercheremo cioè di comprendere ciò che rende una tecnica "efficace" o "efficente", riportandolo poi nel contesto della tecnica che ci dava problemi.

Inoltre concentrare la nostra attenzione su ciò che funziona, ci renderà più sicuri.
Naturalmente questo non vuol, dire IGNORARE i problemi... tutt'altro...vuol dire semplicemente cercare le risposte in luoghi differenti.
Un altra domanda sullo stesso argomento  potrebbe essere "perchè a lui funziona e a me no?"....
Normalmente, quello che cerchiamo di fare per rispondere a questa domanda è di guardare quello che stiamo sbagliando...quando in realtà dovremmo cercare di guardare quello che Lui (chiunque sia.. maestro o Compagno di pratica) sta facendo giusto...
:-)
So che sembrano le elucubrazioni di un filosofo... Ma se uno comprende le potenzialità del pensare in modo positivo, avrà sicuramente dei benefici.

LEARN FROM WHAT WORKS
Da uno studio psicologico su un campione molto esteso di bambini di cinque nazionalità differenti, è emerso che i bambini che si trasformano in persone di successo, hanno in comunque queste caratteristiche:
- Resilienza
   La capacità di resistere e di rialzarsi una volta caduti...
- Obbiettivi Precisi
   Cioè una predisposizione a porsi degli obbiettivi da raggiungere, chiari e definiti
- Modelli Guida
   Cioè persone o modelli a cui fare riferimento, da usare quale Esempi o Paragoni
- Focalizzazione sulle proprie forze
   Inteso come Conoscenza dei propri punti di forza e di cosa li rende più forti,
- Esercizio Fisico
   Anche solamente mezz'ora di esercizio fisico per tre volte la settimana ha lo stesso effetto terapeutico di una seduta psichiatrica.



Vi ricorda nulla?
Anche in questo caso, c'è un paragone da fare con la pratica sul tatami... La pratica sul tatami cerca di insegnare proprio queste caratteristiche indicate come necessarie al successo...Quelle che la Psicologia Positiva ritiene Caratteristiche delle persone di successo, sono le stesse caratteristiche che si sviluppano all'interno dei Dojo di Arti Marziali.. Per esempio : Nana Korobi Ya Oki .... Cadi sette volte, rialzati Otto
E' un famoso detto giapponese sulla necessità di  Imparare a rialzarsi da una sconfitta, a cercare proprio la prima caratteristica indicata sopra.

HABITS AND SELF DISCIPLINE
Anche in questo caso uno studio della Facoltà di Psicologia Positiva di Harvard ha dimostrato che la quantità di Autodisciplina in un uomo medio è piuttosto bassa... e che la capacità di resistere alle tentazioni o la capacità di portare a termine certi propositi (esempio quelli di inizio d'anno) sono direttamente collegate alla capacità di trasformare certi atteggiamenti in Abitudini.
Le Abitudini sono il sistema che il nostro cervello usa per riuscire a portare a termine alcune cose che normalmente non faremmo...
Lavarsi i denti la mattina e la sera, ad esempio, non sono pratiche che ci vengono naturali, ma possono diventarlo se le trasformiamo in abitudini... 

Allo stesso modo, per esempio, imparare a Guidare l'auto...
Inizialmente è difficile... ma quando si instaura l'abitudine, siamo in grado di farlo senza nemmeno pensarci...

Per poter instaurare delle Abitudini, uno dei metodi più efficaci è creare dei Rituali...
Imporsi cioè degli orari precisi a cui fare determinate cose...e farle sempre allo stesso modo...
Inizialmente bisognerà fare uno sforzo... man mano che si va avanti, questi rituali diverranno sempre più naturali.. e la cosa di straformerà in abitudine...
Il Dottor Shahar afferma che per instaurare un'abitudine nuova da un Rituale è necessario applicarlo con costanza per almeno un mese....
 

Anche in questo caso mi è venuto in mente il paragone con ciò che si pratica sul tatami...
La pratica pedissequa di un Kata, per esempio, ha la stessa funzione di un Rituale....serve cioè ad instillare nel nostro corpo alcune abitudini che non sono naturali, ma lo possono diventare.. Imparare a cadere, Tenere una guardia dissimulata, i movimenti corretti delle mani per liberarsi da una presa, o per assorbire/parare un colpo...
sono tutte Abitudini che ci vengono insegnate nel Rituale del Kata...
L'importante, mi viene da chiosare, è non confondere il Rituale con ciò che vogliamo apprendere...
Anche questo, alla fine, serve a farci ricordare che il Kata è solo uno strumento, un sistema che ci serve per apprendere qualcos'altro..per apprendere l'Abitudine al giusto modo di muoversi.




Quindi, in definitiva, questo seminario è stato molto interessante...
Come ogni marzialcolico che si rispetti, ho preso ciò che mi è stato spiegato e l'ho guardato sotto la lente d'ingrandimento della mia pratica marziale...
Questo potrà sembrare malato, forse...

Ma allo stesso tempo ho applicato alla lettera gli insegnamenti del Dottor Tal Ben Shahar... Ho cercato di usare la Psicologia Positiva per guardare le stesse cose da un altro punto di vista...
Forse lui non sarebbe d'accordo...
o, avendolo conosciuto un pochino, forse sarebbe completamente d'accordo con me.



Bibliografia per chi vuole approfondire:
"The Power of Full engagement"  

di Jim Loher e Tony Schwartz


"Più felice : come imparare ad essere felici nella vita di ogni giorno" 
di Tal Ben Shahar, Baldini-Castoldi Dalai - 2007

"La felicità in tasca : l'Arte di vivere bene senza essere perfetti" 
di Tal Ben Shahar, Newton Cmpton editori

 Sul Tubo sono presenti tutta una serie di lezioni tenute ad Harward dal Dottor Ben Shahar...
:-)