giovedì 6 aprile 2017

Grazie

Quando ho aperto questo blog l'ho fatto per poter mettere nero su bianco i miei pensieri sulle arti marziali e su ciò che pratico.
Non pensavo minimamente potesse diventare ciò che è diventato, una piccola palestra in cui allenare i miei pensieri con altri praticanti.
Rileggendolo dall'inizio rivedo esattamente il mio percorso marziale, riconosco i miei Satori, vedo dove ho sbagliato e dove ho cambiato direzione.

E' un interessante esperimento, per me.
Quello che non pensavo è che sarebbe stato preso così seriamente dalle persone che lo leggono, è bello pensare che altri Marzialcolici lo leggano e ci trovino cose utili o condivisibili.
Ho avuto il privilegio di ricevere il permesso di tradurre alcuni brevi testi da grandi Maestri come Wayne Muromoto e Peter Boylan che sono stati molto apprezzati (la traduzione di "becoming a Sensei" è la pagina più letta in assoluto del blog), di poter copincollare i pensieri dei miei Maestri, Mauro Toso in Primis e Maurizio Germano poi, di scambiare opinioni (anche contrarie) con colleghi, amici e altri praticanti.

insomma.. un bel viaggio..
il perchè di questo post?
perchè la piattaforma Blogger mi comunica delle statistiche sulla fruizione del mio blog, e quella di stamattina era questa:




Da quando è nato ha ricevuto 13000 visualizzazioni... 
cioè centinaia, forse migliaia di persone hanno deciso di aprire il blog ed andare a leggersi quello che ho scritto o tradotto... per quelli che bazzicano i vari social è un numero ridicolo... ma per me è impressionante..
Badaben... 13.000 non è il numero di persone, ma il numero di volte che il blog è stato aperto per leggere una pagina...
è comunque un dato che mi lusinga e mi spaventa.

Una responsabilità.
:-)
Grazie a tutti.
A chi mi ha scritto per farmi i complimenti e a chi si è preso il tempo e la briga di scrivermi che non era daccordo con me...
è importante che continuate a farlo..

perchè solo in questo modo posso pensare di crescere, con un sano e costruttivo confronto.
che, poi, è l'essenza delle Arti Marziali.







giovedì 16 marzo 2017

Letterati e Guerrieri




Si sente parlare spesso di "Dolce Arte", di  "Flessibilità e Cedevolezza"  , della storia del Salice e di come cedesse alla neve invece che rompersi come la quercia, di "il morbido vince il duro"...
Tutti questi aforismi, miti, storie sono patrimonio comune di chiunque faccia arti marziali Giapponesi, vengono normalmente ripetuti dal maestro di turno con tono altèro, non importa che questo insegni Karate, Judo, Aikido, jujitsu...vengono generalmente ripetuti come un mantra ed usati (spesso) a  sproposito..
Ma quanto spesso questi concetti sono VERAMENTE compresi appieno?

ecco

Ci sono concetti così semplici eppure così profondi che, ogni volta che li affronto, mi sento un ignorante, un Bifolco che guarda una lavagna con gli appunti di un fisico nucleare...

Riesco a volte ad afferrarne un brandello, a vedere con la coda dell'occhio, di sfuggita, il "segreto" che è stato posto in bella vista...a capirne la Verità e la bellezza, ma poi tutto ritorna nell'oblìo, e devo ricominciare dalla base, dalla pratica quotidiana...

Per esempio, nella storia ufficiale della Takagi Yoshin Ryu, da cui il Moto Ha Yoshin ryu Jujutsu nasce, si legge che

"La scuola del maestro Ishiya (1845-1902) divenne molto famosa ed autorevole, secondo le documentazioni il 14° soke della Scuola,  Ishiya Takeo Masaharu era famoso per essere il “miglior Artista Marziale del periodo Edo” ed il principio più importante della sua scuola era “  Morbido fuori e duro dentro”,  e questa espressione è rimasta come principio cardine dell’Hontai Takagi Yoshin ryu fino ai giorni nostri."


Ecco...
questo concetto è uno di quelli che si sente  spesso...
ma cosa significa veramente?

Io ho elaborato alcune mie teorie, nate dalla pratica costante della Scuola,  che vorrei proporvi in questo luogo virtuale...
mi piacerebbe che Voi lettori mi diceste la vostra, correggendomi od aggiungendo la Vostra interpretazione
Gai ju Nai Go
Fuori Morbido, Dentro Duro

Questo aforisma viene spesso usato parlando del Carattere di una persona, intendendo che sia apparentemente gentile e cedevole ,  ma che nasconda in verità un carattere duro e determinato.
E', naturalmente, una caratteristica che possiamo rilevare in molti giapponesi (sopratutto più anziani), un modo di porsi gentile e premuroso, ma in cui  dietro si avverte la fermezza e la risolutezza.

Ma nelle arti marziali?
Cosa significa  "morbido fuori, duro dentro"?
di cosa stiamo parlando?


La prima interpretazione che mi viene in mente riguarda il Tenouchi, cioè il modo corretto di stringere con le mani sia la Spada, che Hanbo (bastone corto)  o Chobo (il bastone lungo, o Rakushakubo)..
Il modo è sempre lo stesso.. la mano deve essere morbida e flessibile, non deve irrigidirsi sull'arma, ma deve essere rilassata.. la stretta si rafforzerà e diventerà più forte solo nell'atto del taglio/colpo...Quindi Morbido fuori, duro dentro.

La spada pertanto sarà mobile e reattiva fino al momento stesso in cui  sarà necessaria fermezza.


Allo stesso modo  quando Uke afferra Tori, la presa dovrebbe essere morbida e flessibile finchè Uke non inizia la tecnica, e diventare più ferma e forte quando Tori inizia a muoversi, questo per evitare di "legarsi troppo" a Tori e poter essere più reattivi, e  non irrigidirsi inutilmente. 

Similmente Tori stesso in questo frangente, dovrebbe essere rilassato, ed irrigidire la muscolatura dell'avambraccio e del braccio solo quando sta iniziando la tecnica, in questo modo creerà un piccolo Kuzushi, che darà inizio alla sequenza cinetica .


Negli Atemi, cioè nei colpi, la mano ed il braccio rimangono morbidi fino all'ultimo istante, al momento del colpo, il pugno si chiude, il braccio si irrigidisce, per portare nel colpo tutto il peso..
 
In tutte le tecniche, in realtà, si dovrebbe lavorare allo stesso modo... cioè essere flessibili, morbidi, rilassati fino all'ultimo istante, quell'istante in cui diventare duri è utile al trasferimento dell'energia da Hara al punto in cui la voglio concentrare.


Per fare un esempio, una corda è morbida e flessibile, utile per tirare, ma se voglio usarla per trasferire una forza, non posso certo spingerla...
il nostro braccio deve essere come una corda quando desidero tirare o muovermi, ma devo avere la capacità di irrigidirla quando devo "spingere", cioè portare il peso in spinta (come in un pugno)


Nell'onnipresente Kotegaeshi, per fare un altro esempio universale, dovrò cercare di essere morbido e flessibile fino praticamente alla fine, applicando forza proprio in quell'istante finale di "chiusura "  della tecnica, non quindi un applicazione di forza fine a se stessa, ma funzionale alla tecnica stessa.


In tutti questi esempi il leit motif è sempre quello, MORBIDO FUORI DURO DENTRO si riferisce a  Dentro e Fuori la tecnica, un "prima e durante" praticamente...

Naturalmente questo aforisma si riferisce anche al metodo di pratica...
Inizialmente, quando il praticante ha appena iniziato (Mudansha), la pratica deve essere morbida, Uke deve attaccare in modo sincero ma restare morbido, permettere a Tori di imparare la sequenza cinetica in un "ambiente" protetto e rilassato..

man mano che le capacità crescono , la pratica deve farsi un pò più dura, l'attacco più intenso, più duro, più realistico.
Se manca questo passaggio, ci ritroveremo a fare un balletto e la nostra tecnica non migliorerà mai.


Lo stesso atteggiamento del Sensei segue il motto Gai Ju Nai Go... 
Egli è morbido e gentile, ma deve essere forte e  duro quando serve. Deve essere morbido con chi ha appena iniziato e più duro con chi è più avanti nella via...
Deve essere flessibile e Tollerante con gli altri, ma inflessibile e duro con sè stesso.
 
In fondo, e qui ritorniamo al concetto iniziale, la scuola stessa dovrebbe sviluppare in ogni  praticante il modo  di essere e di comportarsi descritto dall'aforisma, un atteggiamento  di Tolleranza e comprensione dell'Altro, ma allo stesso tempo di sicurezza e fermezza di Sé, delle proprie idee, del proprio Essere.

Un ulteriore esempio si può trovare in uno scritto della Katayama Ryu, gentilmente segnalatomi dal M° Brandozzi.
La Katayama Ryu è una scuola che mira a formare non solo degli spadaccini, ma anche e sopratutto delle persone in grado di Governare correttamente un Feudo ( essendo la classe dei Samurai una classe non solo guerriera, ma anche una classe Nobile).
Tutti gli insegnamenti di questa scuola possono pertanto essere visti nell'ottica della tattica di combattimento o, leggendoli più in profondità, nell'ottica del modo di amministrare.
Nel testo Ōhen hakkyoku 応変八極, pertanto si può leggere la seguente frase:
 


Assumere il modello di un
letterato all’esterno e di un guerriero all’interno è l’abilità che
rende possibile difendersi reagendo velocemente. 
Governare la nazione deve essere certamente in questo modo."
http://katayama-ryu.org/it/teachings_it/ohhen_i/

Un Letterato all'esterno ed un Guerriero all'interno.. ecco un piccolo meraviglioso modo di rendere il Gai ju Nai Go.


Come tutto ciò che viene insegnato dalle Koryu, un concetto stratificato e trasversale estremamente profondo che differenzia queste Antiche Tradizioni dai sistemi più moderni.

Post Scriptum:
Dopo aver scritto questo testo, ed averne parlto con altri, mi sono reso conto di aver tralasciato un particolare non poco importante, che non avevo focalizzato prima...


Morbido e Duro non sono mutualmente esclusivi, non è che ci sia PRIMA uno e POI l'altro...
entrambi sono fluidi, si alternano e compenetrano
..ci saranno momenti in cui prevale l'uno rispetto
all'altro, ma la situazione perfetta è quando entrambi i concetti sono presenti allo stesso tempo, essere CONTEMPORANEAMENTE  Duro E Morbido, Vuoto e Pieno, Ying e Yang... come mi ha ricordato il mio Sempai Rinaldo, il tao è costituito da Bianco e Nero, e da una parte di Bianco nel nero e viceversa, ma il Tao nella sua interezza e' Uno solo e li include entrambi.

e, come mi scrive  giustamente il M° Brandozzi:

"
Sebbene quanto descritto sia l'atteggiamento strategico generale, non
è escluso che nella tattica del combattimento sia necessario a volte
essere duro all'esterno e morbido all'interno. Cosa voglio dire:
nell'interazione tra Yin e Yang si gioca la partita. Sia la Katayama
che la Tenjin sono intrise della teoria dell'I-Ching (Taoismo) e
l'adattabilità alle circostanze richiede la scelta dell'atteggiamento
tattico necessario piò confacente al momento. D'altronde è nella
interazione/combinazione delle due linee (intera e spezzata) che
scaturiscono i 64 esagrammi."


Food for Thoughts...
:-)




 




martedì 14 febbraio 2017

Quelli Che.......



Quelli che.... e il Jujitsu


Questo è un Copia-Incolla di un vecchio post che avevo aperto apparso su www.forumartimarziali.org, molto Maestri Italiani di alto livello e molti praticanti hanno voluto mettere il loro contributo…

Li ringrazio per nome, perchè hanno messo la loro esperienza nel descrivere la varia umanità che abbiamo visto passare per i Dojo in anni ed anni di pratica..
Grazie a Michela, Mauro, Roberto, Daniele B. e Daniele M, Bruno, Simone, Giancarlo e, sopratutto, a Stefano, che non c'è più ma quando leggo questa lista lo vedo sorridere da sotto la barba bianca. 

Un ringraziamento va a tutti gli utenti di FAM…questo post vale tutto il tempo passato a litigare, discutere, chiacchierare e cazzeggiare ….

Quelli Che:
- Quelli che " Vengo in Palestra solo per fare un pò di ginnastica".. e poi si lamentano di quella di riscaldamento
- Quelli che " quando faccio la cintura nera smetto di venire"
…......e Quelli che hanno fatto la cintura nera vent'anni fa e non hanno ancora smesso....
- Quelli che "vengo per la compagnia" e poi fanno gruppetto a parte....
- Quelli che "La Muay Thay si che spakka!!" e dopo che hanno fatto due allenamenti tornano a fare jujitsu...
- Quelli che "lo faccio per la difesa personale" e poi si ritrovano ad innamorarsi dei Kata
..........e Quelli che "io sono tradizionalista" e poi vanno a fare Krav Maga
- Quelli che " non mi interessa la cintura, lo faccio per il divertimento".. e se non passano l'esame dicono che il Maestro non è un granchè
- Quelli che arrivano alla cintura verde ed insegnano a tutti.. e quelli che da istruttori dicono "non lo so fare"
- Quelli che si incazzano, che sono sfiduciati, che sono stufi e cambierebbero.... ma ogni sera si rimettono il Gi col sorriso di chi è felice.
- Quelli che "non mi interessano i gradi"...e presa la nera spariscono
- Quelli che "la nera è solo l'inizio"...poi cambiano arte marziale
- Quelli che dopo una lezione di prova vista da bordo tatami e che tu hai invitato a provare "non è realistico..."
- Quelli che "ma se tu mi prendi cosi,io faccio cosi...e poi tu fai cosi e io..."e dopo 8 anni li hai ancora nel dojo e ti affezioni alle loro domande stupide
- Quelli che durante le cadute perdono il pacchetto di sigarette....
- Quelli che appena iniziano devono bere-soffiarsi il naso-legarsi i capelli-rifarsi la coda.....
- Quelli a cui la cintura non rimane legata neanche se gli metti un chiodo del 20!!!
- E per ultimi quelli che"ho appena messo il piercing,non tirarmi il capezzolo..."
- Quelli che ...............sono entrati nella tua palestra a 4 anni, e ti baciano ancora oggi che ne hanno 18, che ti hanno pianto sulla spalla alla prima delusione d'amore, ..................e scopri di amarli come fossero tuoi figli.
- Quelli che ..................non riesci a pensare al giorno in cui verranno a dirti "maestro mi sono iscritto a chimica a Bologna", e quardandoli in viso gli sorridi, mentre il cuore ti sanguina e una lacrima si ribella al tuo tentativo di trattenerla.
- Quelli che ormai cresciuti, quando li inviti a fare shiai, non alzano il ritmo per paura di metterti in crisi.
- Quelli a cui hai regalato il tuo GI e ormai gli va stretto.
- Quelli che quando eri bambino erano già cintura nera, e ti hanno insegnato a fare le cadute, e oggi ti dicono, chiamandoti come quando eri piccino "Lele mi fai vedere questo passaggio". Rifletti e senti che hai bisogno di loro come la notte ha bisogno del giorno.
- Quelli che "il jujutsu mi piace tanto ma ho scoperto una disciplina che mi completa maggiormente a livello interiore: il calcio"...
- Quelli che "ma il keikogi me lo posso prendere anche nero e di altri colori vari?"...
- Quelli che "ma se c'è gente che sulla cintura si scrive il nome in giapponese, posso metterci un drago per tutta la sua lunghezza?"....
- Quelli che "mi piace quest'arte, ma non c'è abbastanza gnocca sul tatami"....
- Quelli che ti si presentano dicendo che si sono iscritti perchè gli piaceva il nome....
- Quelli che arrivano dicendo di voler fare "iù ìùtssù"....
- Quelli che ti chiedono se si può lanciare l'energia a distanza tipo Goku....
- Quelli che "bello stò sport" (arrrghhhh!!!)....
- Quelli che ti mandano i loro figli in palestra con il loro gi di quando erano tuoi allievi
- Quelli che quando li incontri al supermercato, con la moglie, ti presentano come il loro Maestro
ed erano quelli che ti avevano invitato alla loro Prima Comunione
- Quelli che ogni tecnica che fai vedere "l'ho gia fatta"
- Quelli che ogni tecnica che mostri " l'ho vista in uno stage del Maestro...."
- Quelli che ogni volta che bagliano un kata "ho visto la modifica nello stage di...."ma agli stage non li vedi mai....
- Quelli che se stai morbido fanno la tecnica e si sentono Dio...se tieni di piu non si liberano e dicono che tu non vuoi farli imparare...
- Quelli che "Ma se ti tiro un pugno te cosa fai?"... e quando glielo fai vedere dicono "oh "
- Quelli che vengono a fare le lezioni di prova in Jeans...
- Quelli che ci vai ad uno Stage per caso.... e diventano i tuoi migliori amici
- Quelle con cui ci proveresti.... ma temi ben più di una sberla, perchè sul Tatami sono cattivissime!!!
- Quelli che stringono i denti e allargano il cuore per ogni nuovo principiante;
- Quelli che si fanno 120 km per allenarsi e stringono i pugni in silenzio quando chi abita di fronte alla palestra riesce a fare tardi...
- Quelli che scoprono che ogni volta è la prima volta....
- Quelli che sentono la palestra casa propria e non "capiscono" chi va e viene....
- Quelle che si presentano con il pantalone "a vita bassa" e la maglietta sotto come se non ci fosse...
- Quelli che fanno finta di non capire che tocca proprio a loro "lavorare";
- Quelli che delle AM sul tatami ne parlano volentieri, quelli che volentieri si fermano ad ascoltare "dopo" la lezione...
- Quelli che te li ritrovi amici per la pelle, parte del tuo mondo e non ti ricordi più come è cominciata...
- Quelli che durante l'allenamento tengono anelli, braccialetti, collane, orecchini
- Quelli che sotto il Gi tengono la maglietta della salute....
...E quelli che tolgono la maglietta, ma hanno un vello tale che sembra ce l'abbiano ancora
- Quelli che una volta il loro Gi era bianco, ed ora invece è giallo e puzza
- Quelli che ti dicono " ma cosa servirà sta roba....."
- Quelli che provano una tecnica tre volte e si stufano...
…...E quelli che la provano mille volte, ed ogni volta scoprono un particolare che non avevano visto prima
- Quelli che..sono come te , ma hanno iniziato più tardi
- Quelli che...non sono come te, hanno iniziato più tardi e fanno businness con il tuo sudore
- Quelli che...suppongono e svaniscono...
- Quelli che incontri durante il tuo cammino e sono come te
- Quelli che...incontri sul tuo cammino e vorresti che deviassero da un altra parte
- Quelli che...sei tu
- Quelli che non sei tu
- Quelli che...vorresti fossero te
- Quelli che...mantengono la LASONIL.......
- Quelli che ...per fare uno stage fanno 1000km
- Quelli che...se hanno lo stage sotto casa non ci vanno
- Quelli che .....ad ogni stage in spogliatoio si accorgono di aver dimenticato qualcosa a casa
- Quelli che..."alle 10 si parte" e arrivano SEMPRE alle 10.15......
- Quelli che...."appena finito ci beviamo una birra?"
- Quelli che..........dicono perchè non ci sono ragazze da noi?
- Quelli che........ho mangiato troppo se faccio forte rigetto tutto sul tatami
- Quelli che........ma no già è passata un'ora?
- Quelli che.........un giorno o l'altro mi depilo
- Quelli che ...ci vediamo martedì in palestra, sicuro! ... ma di quale anno?
- Quelli che ...a cosa serve la conchiglia.... prima o poi lo scoprono.
- Quelli che ...ma perchè devo cedere .... Strap!
- Quelli che ...hanno sempre l'idea geniale su una tecnica ... che non funziona mai!
- Quelli che... mi fa male una spalla, non posso fare le flessioni!
- Quelli che ...mi ha colpito.... meglio imparare a parare bene prima!
- Quelli che ... ho visto un film dove Bruce Lee / Chuck Norris...... E' SOLO UN FILM!!!

-Quelli Che ...Ho male la schiena e non riesco a fare tutti gli esecizi, posso pagare solo metà corso?
-Quelli che ...Si lavano la cintura per farla sembrare più vissuta ma il karategi ha ormai una patina tale da essere idrorepellente
-Quelli che...Vorrà pur dire qualcosa questa cintura???
-Quelli che...Fammi da uke che devo fargli vedere una tecnica (ed hanno un grado di cintura inferiore del tuo)
-Quelli che...Quando vanno a degli stage si perdono sempre e per fare 100 km ci impiegano 4 ore...
-Quelli che...Batti pure, tanto ho gli addominali... e non te lo fai ripetere...
-Quelli che...Avrei voglia di fare il corso per aspirante allenatore... e sono cintura arancio...






giovedì 9 febbraio 2017

RIAI : il significato del Significato di W. muromoto



RIAI: Il significato del significato (2)

Un testo di Wayne Muromoto sensei, tradotto con il suo permesso
I Kanji per Riai


Ricordo che era una di quelle cocenti, umide ed opprimenti estati tipiche di Kyoto, quando anche solo stare fermi all’ombra  crea secchiate di sudore. Eravamo in un momento di necessaria pausa dall’allenamento  e stavamo bevendo te’ ghiacciato nella piccola sala riunioni del Dojo, raccolti intorno ad uno di quei tavolini  bassi con un fornelletto Hibachi nel centro. 

Distrattamente presi in mano una copia della rivista Kendo Nippon che era stata lasciata li e, scorrendo le pagine, trovati la fotografia di un noto maestro che dimostrava l’uso di una spada corta . Mostrai la fotografia al mio Sensei:

“Oh, Lui” disse con nonchalanche bevendo il te’ ghiacciato e sbirciando la fotografia , “E’ Ok, ma non capisce il Riai di quell’arma” e poi si voltò, per parlare con un altro studente.

Ero piuttosto stupito, perché sapevo che quel maestro aveva un sacco di studenti in Occidente che parlavano della sua tecnica sopraffina. Pensai, cinicamente, che forse c’era un po’ di gelosia professionale nella frase così insolita del mio sensei, o forse che aveva ragione, al tempo non potevo saperlo.

Ma dieci anni più tardi, mi ritrovai in un allenamento informale ed estemporaneo  con un istruttore anziano di un'altra Koryu, e mentre chiaccheravamo durante le pause, arrivammo sull’argomento di quello stesso insegnante. Senza che io dicessi nulla, lui affermò “Oh, si, bhè, Sensei X è Ok, ma è come un buon artigiano… può conoscere la tecnica, ma non ha compreso il vero Riai”

Stupito, dissi all’istruttore che il mio sensei aveva usato le stesse identiche parole per descriverlo, così mi rispose “Huh! Bè, penso che le grandi menti pensino allo stesso modo” 

Così, visto che Chuck Clark mi ha spinto a scrivere sul Riai, sono piuttosto esitante, perché io stesso sto lottando per comprendere il Riai dello stile che pratico, non vorrei mai avere la stessa reputazione dell’insegnante di cui parlavamo.
D’altra parte, sebbene sia molto difficile per me discutere del particolare e dindividuale Riai nel mio stile di Budo, potrei dire due parole sulla nozione generale di cosa sia il Riai. 


Penso. 

Bhè, vediamo.

Il mio fido dizionario Nelson dei Kanji  definisce i due kanji che formano la parola Riai significano “Significato” o “Ri” (princio, verità) con –“Ai” (unire, incontrare, armonizzare). In altre parole, nel Budo, il Riai è il principio sottostante la tecnica. E’ una spiegazione semplice e, nella maggior parte dei casi, è sufficiente. Riai, in un certo modo, è simile alla parola usata di frequente nei dojo di Karate: Bunkai (analisi, riduzione), anche se il Dizionario Nelson tiene a precisare che hanno significati differenti. In ogni caso, e ad una prima lettura superfiziale, Riai è semplicemente la spiegazione del “significato” della tecnica (Waza).

Ok.. cavallette, so che state già saltando per avere ulteriori informazioni, mica può essere così semplice!

Va bene.. ecco qui:

La definizione di Riai è sufficiente per la maggior parte degli studenti, lo è sicuramente per l’allievo medio, di ceto medio, che sta seguendo un corso di arti marziali nel dojo di un centro commerciale, E’ ben più che sufficiente.
Stiamo parlando di studenti la cui volontà di modificare le proprie attitudini mentali, spirituali ed emozionali per potersi addentrare più a fondo nella cultura e nel carattere di un Arte di combattimento antica è quantomeno precaria, così non c’è nulla di male a fermarsi qui e lasciare che si diverta, se questo è lo scopo del dojo.
“Fai un passo avanti e fai un Jodantsuki, il che significa che chiusi la distanza e gli tiri un pugno in faccia!!” urla il sempai, ed il ragazzo pensa fra sé e sé :“si.. questo ha senso”
 
E, per il livello di maturità di un preadolescente, forse è il massimo che possa comprendere. Non siamo troppo duri, per un sacco di gente QUESTO è tutto ciò di cui hanno bisogno.. Passo, pugno, calcio, fare un po’ di rumore, andare a casa e non pensarci fino alla prossima lezione.


Oppure, immaginate di essere ad uno stage di Aikido con 50 o più praticanti, di diversi gradi di abilità. Voi state spiegando la tecnica  Kote-gaeshi, il tizio vi prende il braccio con la mano destra e voi lo fate cadere. Il Riai? Bè, il tizio vi sta afferrando, così voi lo lanciate muovendovi in un certo modo e torcendo il suo polso, obbligandolo a cadere o a lussarsi polso e gomito. Per molti, di vari livelli di abilità, è sufficiente.

Ma se lasciamo da parte la nozione che Riai sia la comprensione del principio cardine… di fatto, se studiassimo a fondo questa singola tecnica, troveremmo dei bellissimi e profondi principi che sono sottesi all’aikido tutto.

Prima di tutto, ma perché diavolo iniziamo in questo modo? Intendo dire, perché lasciare che il tizio in questione arrivi così vicino da afferrarci e perché mai poi dovrebbe afferrarci? 

Una delle critiche maggiori portate all’aikido dai non praticanti è proprio che sia poco pratico, si affida alla nozione che la gente si afferri per i polsi, o che faccia questi ampi attacchi con la mano, come fossero affondi di spada. Se qualcuno volesse attaccarti, dicono, non userebbe mai un attacco così, arriverebbe con un pugno da Boxe, o cercherebbe di afferrarti come nelle MMA, o di tirarti un calcio….
l’errore commesso da questa critica è basato sull’ignorare che la Forma  Kote-gaeshi non insegna solo una reazione particolare ad uno specifico attacco (la presa al polso), insegna anche una reazione generale a diverse forme di attacco, che sia una presa, un pugno, un calcio: Irimi, Contatto, Controllo dell’attaccante, controllo di Tempo e Distanza, insegna a divenire il centro del movimento e ad eseguire una difesa che renda l’avversario incapace di reagire, di fatto l’attaccante è sbilanciato dal proprio stesso movimento.
Comprendere questi principi generali del Kote-gaeshi permette di avere un barlume di comprensione degli altri Kata dell’aikido. Non farlo significa che, per quante forme si conoscano, non si sta praticando correttamente l’aikido, perché non se ne comprende il Riai.

Azzarderei che lo stesso si può dire del Karate, e per ogni altra forma di Budo. Se non si comprendono i principi base Dietro l’arte, le vostre tecniche non risluteranno coerenti, starete facendo qualcosa, ma non ci sarà unità e coesione. Le tecniche sembreranno raffazzonate, non correlate, mal fatte.

D’altro canto l’errore che fanno spesso i difensori dell’aikido è di cercare di difendere a priori QUEL particolare metodo (tipo l’afferrare il polso) e non insistere sul Riai, sul Principio cardine che quella forma insegna. Certamente non si vedono molte prese ai polsi nelle MMA, ma si vedono molti combattenti tentare alcuni movimenti alla Muhamad Ali tipo “scivolare in avanti e pugno d’incontro”, ed alcuni combattenti sofisticati con addestramento nel jujutsu usano rudimentali ma efficaci principi di sbilanciamento e controllo, ricerca della distanza, e tentativi di controllo attraverso leve articolari. Questi sono tutti principi fondanti dell’aikido,  solo contestualizzati diversamente e più bellicosamente

Ma perché poi dovremmo afferrare l’avversario?
 

ecco, qui è dove dobbiamo iniziare a comprendere veramente il Riai, abbiamo bisogno di una prospettiva culturale oltre che tecnica. L’Aikido venne fondato da Ueshiba Morihei, il suo insegnante principale di Jujutsu era Takeda Sokaku, che insegnava la scuola Daito Ryu. Sokaku era un formidabile schermidore ed anche Ueshiba aveva un ottima base nell’uso delle armi. Venendo da un approccio classico a jujutsu e Kenjutsu, ueshiba insegnava ciò che considerava essere un nuovo e innovativo approccio al Budo, ma il suo pensiero aveva un pesante Inprinting dalle arti marziali classiche, ed uno degli assiomi delle scuole di Jujutsu era che, prima dell’avvento delle armi da fuoco, l’attaccante più formidabile era quello armato di spada.

Certo, Lance ed alabarde potevano uccidere, ma le spade erano l’arma più spaventosa, immaginate un rasoio di 70cm che si avvicina, anche una lama più corta come un Tanto o un Wakizashi possono ferire gravemente e “in quel periodo”, la maggior parte delle persone portava addosso qualche tipo di lama  per autodifesa, se non per status. Era più facile che una persona avezza alla violenza cercasse di affettarvi o pugnalarvi, piuttosto che vi tirasse un pugno o cercasse di afferrarvi.
 

Così, se aveste dovuto attaccare qualcuno, quale sarebbe stata la vostra preoccupazione maggiore? La sua mano della spada, la destra, avrebbe afferrato la spada e cercato di estrarla per colpirvi, così avreste afferrato la mano e avreste tentato di colpirlo con un pugno, un calcio, uno schiaffo..qualunque cosa.. se aveste afferrato la sua mano con la sinistra, avreste potuto voi stessi estrarre un arma con la destra. Non avreste voluto lasciargli la possibilità di estrarre l’arma
La paura che l’avversario estragga la spada sono la ragione per cui molti attacchi nel Jujutsu iniziano con una presa al polso, e questo è stato poi trasposto nell’aikido, perché sarebbe stato esattamente ciò che avrebbe fatto un attaccante del periodo.
In quest’ottica, la ragione per cui molti attacchi di Uke nell’aikido sono così ampi ed irrealistici è che imitano l’attacco con una spada.

Pertanto, il Riai può essere superficiale : L’avversario mi afferra la mano della spada, gli ruoto il polso e lo faccio cadere. Punto. Fine della storia.

OPPURE, bisogna che scaviate sempre più a fondo… capire PERCHE’ Uke afferri il polso invece di trascinarci a terra visto che nei tempi antichi avrebbe preferito affettarvi con un pugnale…

Ma, ora che abbiamo spiegato questo, come spieghiamo le rotazioni sul posto ed i lanci?
Potreste semplicemente colpire in faccia uke e fuggire, ad esempio..Bè.. Uke potrebbe avere una mandibola molto forte e nulla gli impedirebbe di inseguirvi se state scappando, Inoltre  usando l’aikido potreste aver bisogno di bloccare l’avversario senza fargli danni permanenti, imparando dei metodi che deflettano l’attacco e permettano di controllare l’avversario in modo sostanziale senza porsi in pericolo. L’obbiettivo è di impegnarsi a far finire la violenza ma senza fuggire dalla violenza stessa. Questo è, secondo me, uno dei principi fondamentali dell’aikido che molti praticanti stessi non comprendono, si può praticare un aikido “pacifico” e “armonioso” senza per questo fuggire dalla violenza o lasciarsene sopraffare. Significa affrontare l’aggressione, ridirezionandola ed armonizzandosi con essa, e non lasciarsi sopraffare.

Così, si apprende ad entrare , detto “Irimi”.. L’avversario ci afferra, noi ci muoviamo fuori dalla linea centrale, creando una nuova direzione di movimento senza dargli vantaggio e rendendo il suo attacco scomodo, che sia la presa al polso, un pugno, un manrovescio, un calcio, il PRINCIPIO di Irimi è sempre valido. L’entrata in scivolata dell’aikido è poco pratica? Quanti praticanti di Boxe darebbero un braccio per imparare veramente a scivolare nella guardia avversaria per poter colpire dall’esterno?

Mentre entrate, usate il vostro movimento ed il Momento dell’avversario per sbilanciarlo (Kuzushi) ancora prima di applicare una tecnica, la torsione del polso avversario è solo la ciliegina sulla torta, la maggior parte del lavoro la fanno il controllo del corpo, lo squilibrio e la pressione applicata a spalle e gomiti.

Il Kata insegnato nella normale lezione di aikido potrebbe sembrare debole, e che non possa funzionare senza l’applicazione di un po’ di forza bruta, ma questo è esattamente il modo di apprendere il principio della massima efficienza con il minimo sforzo (un altro principio del Judo, a proposito). Se riuscite ad applicare la tecnica con con il massimo uso del movimento corporeo, Irimi, Kuzushi, gli angoli ed il tempo giusti, allora vi state focalizzando sulla tecnica, raffinandola ed utilizzando al minimo la forza fisica. Come si dice, la Forza fisica rientrerà nell’equazione molto più tardi, dopo che avrete appreso le cose più importanti della tecnica (quelle più difficili da imparare).
Quello che potreste trovare alla fine, se praticate il kotegaeshi abbastanza a lungo, è che l’entrata, lo squilibrio, la pressione articolare, i lanci, possono essere applicati in situazioni differenti, in contesti differenti ed in applicazioni differenti. Ma questo solo se comprendete appieno e profondamente il corretto RIAI.
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Ad esempio, una gamba è solo un altro arto, tanto quanto il braccio, così potrete applicare il PRINCIPIO del Kotegaeshi anche ad un calcio frontale.. o ad un Jab, o ad una presa al collo.
L’aikido ha iniziato con la presa al polso solo per il proprio bagaglio culturale, ed è ancora un buon modo per iniziare anche ai giorni nostri.
Se siete dei curiosi, cercate di trovare delle variazioni (magari dopo aver praticato regolarmente), sono sicuro troverete nuovi modi di farlo funzionare.. può funzionare contro un pugno avanzato di un karateka se fatto con il giusto tempo e squilibrio.
Se il pugno viene ritirato troppo presto per essere afferrato?
Ci sono altre parti del corpo che possono essere afferrate ( il collo, l’altro braccio, l’avambraccio ad esempio) per applicare pressione e squilibrio.

Un tempo i Principi cardine di un Arte erano contenuti spesso anche in succinti e misteriosi poemi ed aforismi; Muso Gonnosuke creo’ lo Shinto Muso Ryu dopo che una visione gli suggerì di “Cercare lo Suigetsu con un tronco”, e questa semplice frase contiene realmente i principi cardine dell’uso del Jo (un bastone di 120cm), se sapete cosa guardare.


Nella nostra stessa scuola, la Takeuchi Ryu, ha diversi poemi ed aforismi che si suppone debbano aiutarci a comprendere il metodo, e più studio questa scuola, più realizzo che, come in altre arti marziali, la chiave per diventare veramente bravo è contenuta nel cercare di ritornare sempre ai Kata base, cercando di perfezionarli continuamente, poiché sono il preludio a tutti gli altri kata più avanzati.


Alla fine mi sono stati insegnati anche tutti i metodi di jujutsu OKUDEN, cioè le tecniche  segrete che erano il fondamento di tutto il curriculum della scuola… Si sono rivelate essere delle tecniche semplici ed estremamente efficaci che, in un certo senso, ritornavano alla base, all’inizio, ma con un nuovo punto di vista sullo stato mentale e l’attitudine. 

Naturalmente, l’unico modo di comprenderle veramente, era quello di avere una solida comprensione del Riai delle tecniche più semplici dei Kata base della nostra scuola.
Così come il kotegaeshi è una tecnica fondamentale nell’aikido, esistono tecniche fondamentali in tutte le altre arti marziali che, se propriamente comprese, permetteranno di capire il Riai non solo della tecnica, ma dell’intera scuola.
 

E la cosa ,meravigliosa della comprensione del Riai è che esso è trasversale, dalla tecnica più semplice a quella più complessa, ma nella complessità c’è una stupenda semplicità, se compresa correttamente.