Il corso di Psicologia positiva dell'Università di Harward è diventato uno dei corsi più seguiti.. ed il Dottor Ben Shahar ora è diventato uno dei più quotati consulenti per le aziende che vogliono creare dei Team di successo.
Il seminario era un'introduzione, quindi ha cercato di riassumere quali siano le potenzialità del pensiero positivo nella vita e nel lavoro... Applicando alcuni concetti ed alcuni stratagemmi studiati, dovrebbe essere possibile essere più consapevoli e, alla fine, più felici.
Da buon Marzialcolico mi è venuto subito spontaneo applicare questi concetti alla pratica sul tatami.. e in questo post mi piacerebbe provare ad esplicitare quanto ho metabolizzato, cercando di seguire lo stesso filo conduttore che il Dottor Ben Shahar ha seguito durante il seminario.
FOCUS ON WHAT WORKS
Uno dei principi cardine della psicologia Positiva è di cercare di concentrarsi sulle cose che funzionano invece che su quelle che non funzionano..Su quelle Positive invece che su quelle Negative, il che non significa avere gli "occhiali rosa".. semplicemente significa che se guardiamo ciò che FUNZIONA, il nostro atteggiamento verso le cose cambierà e migliorerà, portando benefici a ciò che facciamo.
Uno dei segreti per cambiare atteggiamento è Fare le domande giuste...
So che sembra stupido... ma effettivamente questo modus operandi lo possiamo trasporre alla nostra pratica sul tatami.
Una delle domande più frequenti che sento sul tatami è "Perchè non mi riesce questa tecnica?"
Con questa domanda, cercheremo sempre il difetto, la cosa che non funziona.. ci accaniremo su una parte del problema che è, per sua natura, errata.. e quindi non ci potrà dare nuove informazioni.
Se applichiamo quanto sopra a questo aspetto della pratica, potremo cambiare la domanda in "Perchè le altre tecniche funzionano?"...Concentrandoci sul PERCHE' FUNZIONANO, magari, potremo scoprire che la nostra postura è differente, il movimento, l'atteggiamento...
cercheremo cioè di comprendere ciò che rende una tecnica "efficace" o "efficente", riportandolo poi nel contesto della tecnica che ci dava problemi.
Inoltre concentrare la nostra attenzione su ciò che funziona, ci renderà più sicuri.
Naturalmente questo non vuol, dire IGNORARE i problemi... tutt'altro...vuol dire semplicemente cercare le risposte in luoghi differenti.
Un altra domanda sullo stesso argomento potrebbe essere "perchè a lui funziona e a me no?"....
Normalmente, quello che cerchiamo di fare per rispondere a questa domanda è di guardare quello che stiamo sbagliando...quando in realtà dovremmo cercare di guardare quello che Lui (chiunque sia.. maestro o Compagno di pratica) sta facendo giusto...
:-)
So che sembrano le elucubrazioni di un filosofo... Ma se uno comprende le potenzialità del pensare in modo positivo, avrà sicuramente dei benefici.
LEARN FROM WHAT WORKS
Da uno studio psicologico su un campione molto esteso di bambini di cinque nazionalità differenti, è emerso che i bambini che si trasformano in persone di successo, hanno in comunque queste caratteristiche:- Resilienza
La capacità di resistere e di rialzarsi una volta caduti...
- Obbiettivi Precisi
Cioè una predisposizione a porsi degli obbiettivi da raggiungere, chiari e definiti
- Modelli Guida
Cioè persone o modelli a cui fare riferimento, da usare quale Esempi o Paragoni
- Focalizzazione sulle proprie forze
Inteso come Conoscenza dei propri punti di forza e di cosa li rende più forti,
- Esercizio Fisico
Anche solamente mezz'ora di esercizio fisico per tre volte la settimana ha lo stesso effetto terapeutico di una seduta psichiatrica.
Vi ricorda nulla?
Anche in questo caso, c'è un paragone da fare con la pratica sul tatami... La pratica sul tatami cerca di insegnare proprio queste caratteristiche indicate come necessarie al successo...Quelle che la Psicologia Positiva ritiene Caratteristiche delle persone di successo, sono le stesse caratteristiche che si sviluppano all'interno dei Dojo di Arti Marziali.. Per esempio : Nana Korobi Ya Oki .... Cadi sette volte, rialzati Otto
E' un famoso detto giapponese sulla necessità di Imparare a rialzarsi da una sconfitta, a cercare proprio la prima caratteristica indicata sopra.
HABITS AND SELF DISCIPLINE
Anche in questo caso uno studio della Facoltà di Psicologia Positiva di Harvard ha dimostrato che la quantità di Autodisciplina in un uomo medio è piuttosto bassa... e che la capacità di resistere alle tentazioni o la capacità di portare a termine certi propositi (esempio quelli di inizio d'anno) sono direttamente collegate alla capacità di trasformare certi atteggiamenti in Abitudini.Le Abitudini sono il sistema che il nostro cervello usa per riuscire a portare a termine alcune cose che normalmente non faremmo...
Lavarsi i denti la mattina e la sera, ad esempio, non sono pratiche che ci vengono naturali, ma possono diventarlo se le trasformiamo in abitudini...
Allo stesso modo, per esempio, imparare a Guidare l'auto...
Inizialmente è difficile... ma quando si instaura l'abitudine, siamo in grado di farlo senza nemmeno pensarci...
Per poter instaurare delle Abitudini, uno dei metodi più efficaci è creare dei Rituali...
Imporsi cioè degli orari precisi a cui fare determinate cose...e farle sempre allo stesso modo...
Inizialmente bisognerà fare uno sforzo... man mano che si va avanti, questi rituali diverranno sempre più naturali.. e la cosa di straformerà in abitudine...
Il Dottor Shahar afferma che per instaurare un'abitudine nuova da un Rituale è necessario applicarlo con costanza per almeno un mese....
Anche in questo caso mi è venuto in mente il paragone con ciò che si pratica sul tatami...
La pratica pedissequa di un Kata, per esempio, ha la stessa funzione di un Rituale....serve cioè ad instillare nel nostro corpo alcune abitudini che non sono naturali, ma lo possono diventare.. Imparare a cadere, Tenere una guardia dissimulata, i movimenti corretti delle mani per liberarsi da una presa, o per assorbire/parare un colpo...
sono tutte Abitudini che ci vengono insegnate nel Rituale del Kata...
L'importante, mi viene da chiosare, è non confondere il Rituale con ciò che vogliamo apprendere...
Anche questo, alla fine, serve a farci ricordare che il Kata è solo uno strumento, un sistema che ci serve per apprendere qualcos'altro..per apprendere l'Abitudine al giusto modo di muoversi.
Quindi, in definitiva, questo seminario è stato molto interessante...
Come ogni marzialcolico che si rispetti, ho preso ciò che mi è stato spiegato e l'ho guardato sotto la lente d'ingrandimento della mia pratica marziale...
Questo potrà sembrare malato, forse...
Ma allo stesso tempo ho applicato alla lettera gli insegnamenti del Dottor Tal Ben Shahar... Ho cercato di usare la Psicologia Positiva per guardare le stesse cose da un altro punto di vista...
Forse lui non sarebbe d'accordo...
o, avendolo conosciuto un pochino, forse sarebbe completamente d'accordo con me.
Bibliografia per chi vuole approfondire:
"The Power of Full engagement"
di Jim Loher e Tony Schwartz
"Più felice : come imparare ad essere felici nella vita di ogni giorno"
di Tal Ben Shahar, Baldini-Castoldi Dalai - 2007
"La felicità in tasca : l'Arte di vivere bene senza essere perfetti"
di Tal Ben Shahar, Newton Cmpton editori
Sul Tubo sono presenti tutta una serie di lezioni tenute ad Harward dal Dottor Ben Shahar...
:-)
Interessante, as usual.
RispondiEliminaSpecialmente per noi italiani, che siamo davvero un popolo strano.
Occupandomi del sistema qualità aziendale, ho constatato - ad esempio - come giapponesi ed anglosassoni cercano la causa del problema, gli italici il capro espiatorio.
dem con le norme tecniche... gli italici fanno norme ferraginose che ti dicono come fare qualcosa, e sono sempre antiquati, dovendo "inseguire" i progressi tecnii, gli anglosassoni ti dicono: "Questo è il risultato che devi ottenere, tu progettista scegli come ottenerlo".
Ovvero, noi studiamo la Tecnica, altrove studiano i Principi...
Vi ricorda qualcosa? ;-)
Grazie Loris per i tuoi millemila spunti di riflessione!
:-)
RispondiEliminaGrazie a te Carlo...
Apprezzo ogni tuo commento...
:-)