mercoledì 17 ottobre 2012

FORMA E SOSTANZA NELLE ARTI MARZIALI

FORMA E SOSTANZA NELLE ARTI MARZIALI

Una frase che ho sentito spesso nel corso degli anni nei corsi di Jujutsu e che ho sempre trovato "strana" è stato "faccio la tecnica così perchè è più bella", o "perchè mi piace di più"...
Ho sempre pensato, quindi, che anche le tecniche  di Jujitsu dovessero sottostare a dei concetti estetici, cioè che i movimenti fossero fluidi, le tecniche belle a vedersi, le posizioni e le posture belle e "coreografiche"...


Ma poi ho avuto modo di discutere di questa "estetica delle arti Marziali" con i  cultori dei moderni sistemi di Difesa Personale (Krav Maga in primis) i quali aborrono l'idea stessa, ritenendo invece, che le tecniche debbano essere assolutamente pragmatiche ed "efficaci".


La cosa, in effetti, cozza pesantemente con il concetto stesso di Arte Marziale...
 

Ci siamo sempre riempiti la bocca con frasi del tipo "questa è un arte nata sui campi di battaglia ed usata dai Veri Samurai"...Se questo fosse vero (e non ho motivo di dubitarlo), allora c'è qualcosa di profondamente sbagliato.

 Come è possibile che un Samurai che doveva sopravvivere ad uno scontro mortale, stesse a badare all'estetica? A fare il movimento più "bello"?

 Leggendo e studiando, ci renderemo conto in realtà che il Samurai era un combattente estremamente pragmatico e che è ben lontano da quell'ideale di "Cavaliere senza macchia e senza paura" che ci viene propugnata dalla filmografia odierna...
 

Studiando il più antico Kata della linea Takagi Yoshin ryu, Omote no Kata, ci renderemo conto che il Samurai non disdegnava minimamente di attaccare alle spalle o di sorpresa un avversario, anzi! Ma anche in queste tecniche antichissime, che risalgono alla metà del 1600, c'è sicuramente della bellezza...c'è eleganza, velocità, fluidità..
ma allora?



Ci viene in aiuto, stranamente, un filosofo occidentale molto famoso, Robert Pirsig, il quale ha scritto due soli libri che sono, da anni, uno dei pilastri del mio pensiero e di ciò che sono al giorno d'oggi...
In questi libri ( "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" e "lila") Pirsig sviscera (fra le altre cose)  il concetto di Qualità..
 

Ci sono cose che hanno maggiore qualità di altre ed è indiscutibile, questa caratteristica di ogni cosa viene percepita da chi osserva, ma non è possibile misurarla, quantificarla, definirla.. Spesso ci si accorge che c'è, ma non si riesce a definirne i "contorni"...
Uno dei punti del libro cerca di capire come facciano moltissime persone a definire "bello" (quindi riconoscendone  la Qualità) un elicottero militare da guerra, o un arma, o un carroarmato...
Alcuni definiscono "bello" perfino un trattore...Nei canoni tradizionali della bellezza, queste cose non entrerebbero nemmeno di striscio... eppure è facile di fronte alla fotografia di un carroarmato squadrato e minaccioso sentire qualcuno dire "che figo... che bello"...

com'è possibile?
Una delle risposte date nel libro è che esiste una qualità intrinseca in qualcosa che svolge perfettamente la propria funzione.Interessante, vero?
Cioè qualcosa che è fatto e creato per svolgere al meglio la propria funzione viene percepito (da moltissime persone) come BELLO (i.e. di Qualità)...


Un secondo aiuto ci viene studiando un aspetto della cultura Giapponese che viene spesso tralasciato, perchè ci è totalmente estraneo..
 

Nella cultura Giapponese non esiste (almeno fino alla fine del XIX° secolo) un concetto di estetica fine a se stesso..in quanto tutto ciò che ha una funzione deve essere anche estetico.

In tutte le branche della cultura giapponese (dalla cucina, alla religione,ma anche in tutte le Arti "pure" come il Chanoyu, lo Shodo, il Sumi-e), la Forma e la Sostanza hanno la stessa valenza..Non c'è il concetto di "brutto ma efficace" o "bello ma inutile"..Ciò che ha una funzione DEVE essere anche bello, e viceversa...
 

Così, se prendiamo questi concetti e li rapportiamo allo studio delle Arti Marziali tradizionali, ci accorgeremo che il movimento Perfetto è bello in quanto estremamente funzionale...
non dovremo più cercare il movimento "bello", ma quando avremo compiuto il movimento perfetto, allora sarà per forza "bello"...



e' lo stesso principio che ci fa percepire della Qualità e ci fa ammirare i Kata di Iaido/iaijutsu compiuti da Maestri, e ci fa storcere il naso quando vediamo le esibizioni di Extreme Katana...
Nel primo caso la funzione primaria dell'atto è prettamente utilitaristica, ha lo scopo di tagliare, uccidere, eppure quando il movimento è perfetto non si può non ammirarne la bellezza.

Nel secondo caso, i movimenti sono spettacolari e complicatissimi, ma il loro unico scopo è essere "belli".. cioè l'estetica ha trasceso completamente la sostanza.

Per chi non comprende il concetto, ed ha una mentalità esclusivamente occidentale, entrambe le discipline hanno il medesimo valore... Anzi.. l'Extreme Katana richiede un controllo estremo del proprio corpo, una capacità da ginnasta.
Ma per chi, come me, studia invece l'essenza della tecnica e cerca di comprendere la cultura sottostante, il paragone non è nemmeno lontanamente possibile.

Per contro, i cultori dei nuovi Sistemi di Difesa Personale (Krav Maga, Keysi, eccetera), troveranno che la "bellezza" delle arti marziali tradizionali sia mera estetica... non ne percepiranno minimamente la profondità e la "verità"... commenteranno sorridendo e preferiranno (nel caso del Jujustu) non cercare la perfezione del gesto, ma solo la sua "efficenza" non comprendendo che nell'ottica delle Koryu, l'uno è equivalente all'altro.

Una frase che si sente spesso dai praticanti di DP è "meglio tecniche più sporche, meno perfezioniste"...
ecco...


Se andiamo a vedere l'aspetto della cultura giapponese di cui stiamo parlando, ci accorgeremo che per esempio nella religione Shintoista, questi stessi concetti vengono espressi con le stesse parole .. ciò che è YOI (Perfetto/bello) è pulito, mentre ciò che è KITANAI (imperfetto/brutto) è sporco, per questa ragione la maggior parte dei rituali Shinto includono la "purificazione" con l'acqua, che guarda caso è un elemento da sempre legato alle Arti Marziali Tradizionali.
Quindi, giusto per tirare una conclusione, quando si studia una scuola tradizionale Giapponese (nel nostro caso di Jujutsu, ma è valida per qualunque campo della Cultura Giapponese), dovremo cercare di comprendere che non dovremo mai studiare cercando di fare un gesto BELLO da vedere, ma se lo faremo PERFETTO per il suo scopo, allora esso sarà per forza di cose BELLO.

Citando il mio amico e storico Diego Donadoni
"se ci pensi, è la pragmaticità il fulcro di questa equazione: il movimento è bello PERCHE' è perfetto. Ma è perfetto PERCHE' efficace al suo scopo (bloccare, uccidere o altro a seconda della koryu e delle idee del fondatore)"

1 commento:

  1. Un movimento efficace segue per forza le leggi della natura, un movimento naturale è per forza anche bello. In quest'ottica (shinto) non c'è differenza tra efficace e bello.

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